giovedì 26 maggio 2011

INSEGUENDO IL SOGNO, SCAPPANDO DAL...VULCANO



Il Barcellona si è già diretto a Londra, dove è arrivato con anticipo rispetto agli iniziali programmi, a causa dell'eruzione del vulcano islandese che ha provocato l'innalzamento di una colonna di fumo e polveri che crea problemi al traffico aereo europeo. Così, per evitare brutte sorprese, Guardiola e i suoi si sono premuniti.


L'allenatore blaugrana ha anche espresso la sua preoccupazione per i tifosi, auspicando che non abbiano problemi a raggiungere Londra per sostenere la squadra. Nel frattempo, nel video pubblicato si vede come gli allenamenti in terra d'albione da parte dei blaugrana procedano bene e con i soliti metodi:sorrisi, palla a terra, tanta tecnica e tiri in porta. In fondo, dopo una stagione carica di eventi di assoluta importanza (e tensione) sportiva, non è necessario aumentare i carichi di lavoro del gruppo. Che comunque è abituato a lavorare in questa maniera: avete mai visto dei video del Barça dove si fanno corse infinite senza pallone e ripetute fino allo stremo?

Questo ci insegna la filosofia della squadra catalana: non sempre è necessario allenarsi come mezzofondisti per raggiungere il risultato, se tutto si basa su un buon mix tra preparazione fisica e molto allenamento tecnico, i risultati sono questi. Hanno fatto quattro volte il controllo antidoping al Barça, quest'anno: una domanda mi è venuta subito in mente.

Siccome loro fanno viaggiare molto la palla più che correre loro stessi (immaginatevi Xavi), che senso ha parlare di doping e di sostanze che "aiutano"? Dovremmo vedere undici fomentati che non smettono mai di scattare, invece il ritmo imposto dal Bacellona si basa su passaggi ripetuti e precisi, di corto raggio, finalizzati a trovare spazi che immediatamente vengono sfruttati dai filtranti e dai tagli di Xavi, Iniesta, Alves, Messi, Pedro e chiunque altro. A volte il loro ritmo è lento, quasi stucchevole: in questo caso, dove sta il doping?

Piuttosto che cercare stupide motivazioni "oscure" alla forza di questa squadra, qualcuno dovrebbe assistere più spesso ai loro allenamenti...magari si fa un'idea diversa da quelle malevole e infamanti. Ad ognuno il suo stile...

giovedì 19 maggio 2011

IVAN, IL "PELATO" DAI PIEDI BUONI E LE GAMBE FRAGILI

I giovanissimi Raùl e De la Pena in ritiro con l' U.21 spagnola
Ha deciso oggi di dire basta. "La testa mi dice di continuare, ma il mio corpo non può più": con queste parole, rotte dall'emozione e dalle lacrime, Iván de la Peña ha deciso che a 35 anni, dopo tanti infortuni alle spalle, è arrivata l'ora di lasciare. Non ce la fa più "el pelat", come lo chiamano a Barcellona. 




Aveva voglia di continuare a fare assist, a lanciare con il suo piede vellutato i compagni, a mandare in porta gli attaccanti con qualche diagonale filtrante degno del miglior Xavi.

Ecco, quelle giocate e quei momenti da ora in poi non saranno più il pane quotidiano per Ivàn. Anche se chi lo conosce bene, come il suo scopritore Laureano Ruiz (che in Cantabria lo aveva scovato giovanissimo insieme a Pedro Munitis e i fratelli Helguera), sa che non lascerà il mondo del calcio in generale. Ruiz di lui dice: "Era un ragazzino speciale, con tantissime qualità per il calcio, ma non tutto ce l'aveva innato: ha appreso moltissimo negli anni".

In Spagna molti lo amano, da noi se lo ricordano come un bidone pazzesco. Trenta miliardi la cifra sborsata da Cragnotti per portarlo a Roma: praticamente un fallimento totale, come spesso è accaduto ai giocatori iberici da noi. Ma lui aveva un passato glorioso, aveva giocato nel Barça di Cruijff e con Ronaldo, i suoi passaggi furono determinanti per la vittoria della Coppa delle Coppe contro il PSG del 1996 e della Liga 97/98. Poca storia in nazionale, dove ha raccolto pochissime presenze e nessuna soddisfazione. Dopo l'Italia è andato in Francia, al Marsiglia, ma lì fu pure peggio. Il ritorno a Barcellona nel 2000/2001 era solo una mossa mediatica, così dal 2002 passa ai cugini dell'Espanyol, dove ha potuto invece dimostrare ancora di essere un giocatore di livello. Una doppietta al Barcellona di qualche stagione fa è stata l'apoteosi della carriera in biancoblu. 

Suerte, Ivàn: come molti dicono, la muscolatura "speciale" del centrocampista cantabrico non ha reso giustizia al giocatore che eri.

mercoledì 4 maggio 2011

WEMBLEY, ANCORA TU...

La punizione-bomba di Ronald Koeman nella finale del 1992 contro la Samp


Un'altra volta qui. La settima finale della storia per i blaugrana, che torneranno su un luogo che conoscono molto bene (compresi i tifosi doriani, purtroppo). Il 20 maggio del 1992 la truppa di Mancini, Vialli e Pagliuca affrontò lo squadrone di Cruijff, guidato in campo da quel Pep Guardiola che ora "rischia" di fare la storia del club nuovamente nel tempio più famoso del calcio inglese.

È cambiato molto in questi 19 anni. È cambiato pure Wembley, che ha subito un restyling necessario per un impianto della sua età. Ora mantiene la leggenda e il fascino del vecchio nome unito alla modernità delle strutture odierne. L’Italia Under 21 ebbe l’onore di inaugurarlo, ma a parte questo i legami con la finale di quest’anno e il nostro paese finiscono qua. Nessuna italiana a sfidare ancora i catalani, che forse sono più forti di quella formazione che vinse con Stoichkov, Koeman e Micheal Laudrup. Oggi i protagonisti sono già tutti campioni d’Europa e del Mondo, e hanno anche già una coppa dalle grandi orecchie in tasca. Solo Villa, Pedro e Mascherano devono assaporare ancora questa sensazione. Ma sarà diverso, nel nuovo vecchio Wembley. Ancora tu…


IL TABELLINO DI QUELLA FINALE

Wembley Stadium, London, 20 Maggio 1992

SAMPDORIA: Pagliuca; Mannini, Lanna, Vierchowod, Katanec; Lombardo, Pari, Cerezo, I.Bonetti (72′ Invernizzi); Vialli (100′ Buso), Mancini
All. Boskov
BARCELLONA: Zubizarreta; Eusebio, Ferrer, R.Koeman, Nando, Juan Carlos; Baquero, Guardiola (113′ Alexanco), M.Laudrup; Salinas (64′ Goicoechea), Stoichkov.
All. Cruijff
Reti 112′ Koeman
Arbitro Schmidhuber (GER)

QUATTRO CLASICOS, TANTE EMOZIONI...

Si è appena chiuso il ciclo di clàsicos, le sfide Barça-Real che hanno catalizzato l'attenzione di tutti nell'ultimo mese.
Il bilancio sembrerebbe pari a livello di incontri, ma in realtà ad uscirne vittorioso è il Barcellona. Passa in finale a Wembley eliminando i maggiori rivali nazionali, in campionato mantiene otto punti di vantaggio e solo la Coppa del Re è stata decisa ai supplementari in favore dei blancos (ma è un titolo importante).




Le polemiche hanno tentato di coprire lo spettacolo, che in qualche caso non è stato degno delle attese: diciamo che in Champions si sono viste delle emozioni in più, ma la battaglia mediatica alimentata da Mou e dalle due società ha finito per sovrastare gli spunti tecnici che le partite hanno dato.


Questo significa che nel calcio moderno passa in secondo piano tutto, pure lo slalom meraviglioso di Messi al Bernabeu o la percentuale di passaggi riusciti dei blaugrana. Bisogna darsi anche una regolata: se in Spagna possono dare anche adito alle parole infiammate dei protagonisti, gli amanti del calcio degli altri paesi dovrebbero e potrebbero sorvolare sulle tante parole al vento gettate da giocatori, presidenti e mister per gustarsi semplicemente lo show.


E poi, scusate: una ragazzo operato di tumore è appena tornato a giocare dopo appena un mese e mezzo dall'operazione di asportazione. Questa mi pare veramente la notizia dell'anno, altro che... Porqué!


Da vedere (e sentire) questo video di Marca TV registrato al Camp Nou, con il pubblico che canta...


 http://www.marca.com/tv/?v=bI8Yye78zjB